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Come deve essere il …

 

Il Rapporto fra
Maestro e Allievo
di Anna di Giandomenico

 

 

Premessa

Per trattare questo tema fondamentale, senza la pretesa di analizzarlo esaurientemente a causa delle implicazioni vitali che difficilmente possono essere descritte in modo conveniente,attingeremo a testi di allievi famosi di Gurdjieff (P. D. Ouspensky e T. De Hartmann) e a testimonianze di allievi contemporanei, che ci aiuteranno ad individuare gli elementi costitutivi di simile rapporto. Ma prima di addentrarci nell’argomento, partiamo da una domanda: qual è la funzione del Maestro?

Entrare in rapporto con il sacro “presuppone un trascendimento dei limiti “umani”, tramite il “ricordo” della sostanziale natura divina dell’uomo. E’ superfluo richiamare l’attenzione che questa capacità di ricordare non appartiene alla memoria ordinaria, bensì risiede nelle profondità dell’essere, in quel luogo segreto del Cuore, secondo una simbologia pressoché universale, che accoglie e custodisce la presenza dello Spirito” .

Leggiamo in Shah: ”La funzione del Maestro è stata istituita per questo motivo: l’allievo deve imparare ad imparare” e ancora: “La funzione del maestro è di aprire la mente di Colui che cerca, così che egli possa divenire aperto ad un riconoscimento del proprio destino […]. Il maestro…è il legame fra il discepolo e lo scopo. Egli impersona e simboleggia il ‘lavoro’ stesso” .
In altre parole il compito primario del Maestro è quello di lavorare sull’allievo per decondizionarlo dalle influenze esterne (ad es. dagli influssi esercitati dall’educazione ricevuta, dalle credenze culturali assimilate, dagli automatismi acquisiti), in tal modo l’allievo potrà giungere a conoscere le proprie maschere, a sviluppare il virgulto dell’essenza interiore.

Questo lavoro di destrutturazione della personalità, si concretizza in una serie di “morti” non certo simboliche, che portano l’allievo a morire a se stesso, per iniziare un reale percorso spirituale. Il poeta sufi Hafiz ricorda: “ Voi siete il vostro stesso ostacolo. Liberatevene!” . “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso (Mc 8,34)”.
Funzione principale della Guida spirituale è quella di essere un testimone. “Egli, di fatto, testimonia “concretamente” e non per astratte teorizzazioni, che esiste un Insegnamento, che è possibile accedervi e percorrerne le tappe realizzative” . Naturalmente, per quanti doni spirituali egli elargirà al proprio allievo (conformemente al suo livello di sviluppo interiore raggiunto), questi dovrà svolgere il lavoro in prima persona. Precisa a tal proposito il Maestro ad un’allieva: “Io non posso iniziare nessuno. Solo noi stessi possiamo iniziarci. Il mio scopo non è iniziare qualcuno, ma aiutarlo ad iniziarsi da sé. Questo è lo scopo di una vera guida, ella non potrà mai sostituirsi al Cammino di comprensione che devi fare tu.” .

Elementi costitutivi del rapporto Maestro e Allievo

 

Leggiamo in “Frammenti” lo stralcio di un discorso in cui Gurdjieff mette in

 risalto le difficili condizioni della vita moderna satura di influenze meccaniche, che impediscono lo sviluppo dell’uomo: “Nelle condizioni ordinarie della vita civilizzata, la situazione di un uomo, anche intelligente, che cerca la conoscenza, è senza speranza, poiché egli non ha la minima possibilità di trovare intorno a sé qualcosa che somigli ad una scuola. […] E la situazione sarebbe veramente disperata se non esistesse un’altra possibilità, quella di una quarta via.

[…] La quarta via non richiede che ci si ritiri dal mondo, non esige la rinuncia a tutto ciò che formava la nostra vita. […] Anzi, le condizioni di vita nelle quali un uomo si trova quando inizia un lavoro – dove il lavoro, per così dire, lo sorprende – sono le migliori possibili per lui, perlomeno all’inizio.
[…] Questa via… non ha una forma definita. Prima di tutto essa deve essere trovata” .

Quali sono le qualità di un Maestro? Come definirlo? Come stabilire chi è un vero Maestro? Come riconoscere chi funge da un Maestro autentico?’
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