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Un omosessuale ha meno possibilità di crescere spiritualmente?
 

Gay nella Quarta Via

di Giovanni Quinti

 

 

GIUDAISMO

"Se un uomo ha relazioni con un altro uomo, fa una cosa disgustosa

e tutti e due devono essere messi a morte". (Levitico 20:13)

 

ZOROASTRISMO

"L'uomo che giace con un uomo come con una donna è un demonio".

(Vendidad, l'equivalente zoroastriano del Levitico)

 

ISLAM

"Quando un uomo monta un altro uomo, il trono di Dio trema",

"uccidi colui che fa questa cosa e anche chi la fa fare". (Hadit di Maometto)

 

BUDDISMO

"… Per il Buddismo l'accoppiamento di uomini con uomini e

di donne con donne è considerato una cattiva condotta sessuale".

(Dalai Lama – 8 Giugno 2000)

 

CATTOLICESIMO

"Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge naturale e sono nocive per il retto sviluppo della società umana".

(Cardinale Ratzinger nel "Documento sull’omosessualità",

mentre spiega la posizione della Chiesa Cattolica)

 

PROTESTANTESIMO

"… E similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi il giusto compenso per il loro traviamento e… Dio li ha abbandonati ad una mente limitata, perché facessero cose sbagliate essendo loro pieni di ingiustizia, malvagità, cupidigia, pieni di invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; delatori, maldicenti, abominevoli a Dio ecc. ecc.".

(San Paolo – Rom. 1:27-30)

 

OUSPENSKY

"…Ma occorre ancora ricordarsi che, nel lavoro, soltanto le persone completamente normali in rapporto al sesso hanno una possibilità. Ogni genere di "originalità" o diversità, tutti i gusti strani, i desideri bizzarri… devono essere distrutti fin da principio…. Costoro non hanno, nel Lavoro, la minima possibilità di sviluppo".

(P.D. Ouspensky – Frammenti di un Ins. Scon. pag. 285)

 

Era l’8 Luglio del 2000. A Roma più di mezzo milione di persone stavano sfilando nelle strade per il World Gay Pride. Il 12 marzo, Giovanni Paolo II pronuncia in San Pietro l'ammissione solenne delle colpe della Chiesa, chiedendo perdono per tutte le categorie sociali ingiustamente perseguitate dalla Chiesa in duemila anni di sto-

ria:tranne che per i gay. Così viene rimosso il massacro dei "sodomiti", iniziato da imperatori romani cristiani come Valentiniano II e Giustiniano, e culminato con le decine di migliaia di sodomiti consegnati dall'Inquisizione ai tribunali civili per essere messi al rogo. L'8 aprile, un articolo di Gino Concetti sull'Osservatore Romano ribadiva la giustezza dell'omissione. "Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati, sono contrari alla legge naturale…in nessun caso possono essere approvati". Inoltre, aggiunge Concetti, "nel riferire dell'operato del tribunale dell'Inquisizione si esagera, in buona fede o con arte, nell'attribuirgli un numero spropositato di vittime… ".

In quello stesso 8 luglio il Pontefice fece visita in un carcere romano per chiedere l’amnistia o una riduzione di pena per tutti i detenuti, ignorando (sdegnato) l’evento che si stava svolgendo nelle piazze. Il messaggio viene interpretato da alcuni sensibili come "meglio delinquente che gay".

Tutto questo mi lasciò indifferente. Non avevo mai partecipato ad un gay pride, ma, convinto da amici e dalla curiosità, raggiunsi piazza della Piramide. Il sole coceva le teste e tutt’intorno musica tecno, folla immensa, colori, sensazioni. Alcuni carri, simili a quelli del carnevale di Viareggio, ospitavano danzatori, maschere e slogan. Eppure, solo due cose mi colpirono davvero. Due volti. Due sguardi. Quello di un ragazzo che gridava "Liberiamo l’amore dalle fobie religiose", in bilico fra rabbia e paura e quello di una donna. Si trovava su un carro dell’Agedo (Associazione genitori di omosessuali – che cerca di supportare la famiglia nella fase del coming out). Si protese verso di me, per prendermi, abbracciarmi, con uno sguardo fatto di tristezze infinite.

Fui attraversato, in un momento, da un fiume di emozioni che non erano mie. Rimpianti, dolore, amore. Quella donna stava proiettando su di me qualcuno, in un solo istante divenni per lei un figlio. Il figlio che, solo più tardi seppi, era morto di AIDS un anno prima. Quell’abbraccio fu un’iniziazione.
La percezione di me, del mio corpo, mi colpì lasciandomi sconvolto. Durò un istante, un attimo di infinita presenza. Era pura accettazione di una madre, profonda ed incondizionata. Avevo già provato medesime sensazioni quando, ad esempio, rimasi per ore accanto ad un maestro sufi. Senza fare o dire nulla, un amore profondo stava abbracciandomi interamente, come se ogni mio atomo fosse accarezzato. E’ da questa esplosione amorosa che sorge l’orizzonte nuovo del cambiamento, la possibilità di creare un uomo nuovo. Senza questa "energia amorosa", qualsiasi sforzo risulterà vano. Scopo dei gruppi di lavoro, di quelli "chiamati fuori" dalla prigione meccanica (in gr. EKKLESIA) è di produrre tale "benzina fondamentale", senza la quale il metodo della Quarta Via, ad esempio, diventa soltanto una carcassa inutile. Da questo punto di vista le Ekklesie tradizionali cristiane dovrebbero rivedere programmi e metodi. E non solo per ciò che concerne la questione omosessuale. Dovrebbero far loro il tentativo del maestro armeno G.I. Gurdjieff che tentava di conciliare l’oriente con l’occidente, la spiritualità nel rispetto delle scoperte biologiche e scientifiche.

 

 

L'Articolo prosegue spiegando l'origine genetica dell'omosessualità e di come non in tutte le tradizioni religiose essa sia considerata un'ostacolo alla crescita spirituale ma anzi un segno di comunicazione con il divino .

 

 

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