Non so cosa è successo a mio figlio!” Dopo questo racconto si alza e va in bagno. Rimango solo con le altre due che mi guardano con le lacrime agli occhi.
La sorella confidenzialmente mi sussurra: “Ho sentito mio cognato che mi ha detto che Francesco è morto. Non sappiamo ancora come è accaduto, ma io non so come dirlo alla madre. E’ da stamattina che lo so, i poliziotti me lo hanno confessato di nascosto.” Un urlo proviene dal corridoio. Scappiamo in direzione del bagno, forziamo la porta e troviamo la madre accasciata per terra, svenuta. Anche se nessuno glielo aveva ancora detto, una parte di lei sapeva che suo figlio non c’era più.
Rianimata la madre, ci siamo abbracciati. Tutti e quattro, uno sconosciuto con tre sorelle. Eppure, in momenti di così grande dolore non esistono più le resistenze provenienti dalle nostre false personalità. Il dolore abbassa le difese ed acutizza altri sensi. In pochi minuti sentivano che potevano fidarsi di me e mi hanno permesso di entrare nella loro sfera più intima. Abbiamo pianto. Francesco per me non era nessuno, eppure in quell’istante è diventato il mio amico più caro, il fratello più vicino, il figlio più desiderato. Ho abbracciato la madre, accarezzandole i capelli. L’ho guardata negli occhi e le ho comunicato che doveva prepararsi al peggio. Le sorelle erano terrorizzate di questa mia rivelazione, ma la madre abbassando lo sguardo le ha sorprese dicendo: “Lo so”.
Intanto eravamo ormai entrati a Torino Porta Nuova.
Tutti noi abbiamo amici, fratelli, figli. Francesco, domani, potrebbe chiamarsi con il nome di uno dei nostri affetti. Ma in fin dei conti cos’è l’esistenza umana? Una lacrima ed un sorriso, un abbraccio ed un addio.
Eppure rimane in gola, strozzata dalla paura di non poter avere una risposta, una domanda fondamentale: “Francesco, adesso, dov’è?”
Personalmente posso dire che Francesco è nel mio cuore. Lo sento vicino a me, ora che sto scrivendo, qualche giorno dopo quella indimenticabile domenica. Sicuramente è nel cuore di sua madre e delle sue zie.
Vive in noi. Capisco che è un punto di vista “romantico” eppure è l’unico che un uomo ordinario può cogliere. Per quanto riguarda il resto vi è il buio più completo.
Eppure per l’uomo che esperimenta le cose dello spirito e non solo le teorizza, per i Maestri del passato, per i Testi Sacri scritti da individui evoluti esiste una risposta a questa domanda.
La cosa più affascinante è scoprire quello che pensavano i primi cristiani a riguardo (che poi è perfettamente in linea con il pensiero di Gurdjieff) e come questo si distanzi dalle opinioni religiose comuni.
L'articolo prosegue sulla dispensa con un'analisi di quanto le Sacre Scritture ci indicano riguardo alla ricerca del Regno di Dio, quale sia il cammino che un uomo sulla Via deve percorrere per raggiungere la meta da vivi, per sviluppare dentro di sè un "Io" che sopravviva alla morte del corpo fisico.
|