la Luce proveniente dalla sua infanzia, l’individuo umano smette il Contatto con se stesso ed entra in conflitto con la Voce. Il cronista biblico fa dire a Dio: “Lo Spirito mio non dimorerà (o contenderà) per sempre con l’uomo. Perché nel suo traviamento egli non è che carne; i suoi giorni saranno quindi centoventanni.” (Gn 6:3) L’uomo smette di ricordarsi di sè quando smette di ricordarsi di essere “carne”, di avere, cioè, un corpo caduco. Inizia a credersi eterno, cade in immaginazione. Nel falso senso di onnipotenza si dimentica dei suoi veri bisogni, rinnegando lo spirito che è dentro.
Le maschere si formano nel nostro ruolo con gli altri, con il mondo. Stando nel mondo, dovremmo anche imparare a stare in noi stessi. Invece, entrando in contatto con il mondo, diventiamo il mondo. Diventiamo le nostre maschere. Smettiamo di sentirci, di sapere chi siamo. Iniziamo a conoscerci solo attraverso l’identificazione. “Guadagno 5.000 euro al mese, vuol dire che sono un uomo in gamba!” oppure “Sono un uomo di potere, vuol dire che sono degno di rispetto!” oppure “Ho molti corteggiatori, vuol dire che sono bella!” Su questa maestosa illusione si poggiano gran parte delle nostre realizzazioni quotidiane. L’uomo che arriva a questo corre dei grossi pericoli. Convincendosi della sua intelligenza, della sua bellezza e della sua dignità può arrivare ad addormentarsi diventando capace di azioni sciocche, brutte e poco dignitose.
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“E l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano alto che male in ogni tempo” (Gn 6:5)
Un uomo schiavo delle proprie maschere non ha scampo; è destinato ad una grande sofferenza. La vita è congegnata in modo tale che, prima o poi, le apparenze saranno infrante. Esattamente come un bozzolo dentro il quale è custodita una crisalide. Se non cresce, non si alimenta, non si rafforza quando verrà rotto il guscio, morirà. Per questo Dio incita L’Essenza (Noè) ad impegnarsi in un Lavoro salvifico.
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Egli la incita a lottare per crescere, soffocata dall’ingombrante personalità, in una terra (lo psichismo individuale) “la cui malvagità è grande”, il cui caos è interminabile.
Ed è per quest’Essenza che l’uomo ha ancora possibilità di sopravvivere dopo la frantumazione dell’involucro. Per quest’Essenza esistono Sistemi di Fuga, tutte le Vie e i Percorsi di illuminazione. In ebraico viene chiamata “Noè”, cioè Vera Pace. Solo facendo crescere l’Essenza è possibile stabilire quella Calma che nessun uomo potrà mai rubare. Salvarla è l’unico Obiettivo che rende degna la Creazione. Per questo è detto: “…Noè trovò Grazia agli occhi dell’Eterno.” (Gn 6:8)
L'articolo prosegue sulla dispensa spiegando come l'episodio del diluvio universale sia simbolo dei momenti più bui che la vita riserva a ciascuno di noi e di come questo passo della Bibbia sia così simile a quanto Gurdjieff diceva quando parlava della fabbrica a tre piani.
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