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PERCHE’ iniziare
a LAVORARE su di sé ?

di A.D.G.

 

Da poco, una persona che mi conosce in profondità, mi ha scritto:
“Devi rattristarti soprattutto perché la vita è nostalgia e ci sarà una fine ai tuoi giorni... Questo è l’unico dolore proficuo”.
Questo invito a mettere a fuoco la realtà della morte fisica, per interrogarmi sulla mia vita attuale, mi ha portata a ripensare quando, fin da bambina, investigavo sul senso della vita.
Mi chiedevo: “Possibile che l’esistenza si svolga come la trama già nota di un film tra le scene ordinarie della vita professionale, affettiva, ludica?
Esiste una meta da raggiungere? Come posso realizzare il mio Essere?
Quale il significato del dolore?”

Come spendere bene l’unica vita che mi era stata data? Mi era stata concessa un’unica possibilità di giocare la mia esistenza, preziosa possibilità che non avrei dovuto sciupare.
L’incapacità di accontentarmi di un déjà vu mi ha sospinta verso una ricerca incessante, finalizzata alla scoperta del senso vero della vita. Anelavo a lasciare con la mia esistenza un’orma, come la scia di luce tracciata da un aereo nel cielo limpido del mattino oppure una scia di essenza di rose…

Come arrivare a imprimere con il mio Essere un’orma incancellabile? Come evitare di accontentarmi di vivacchiare, dopo essere venuta al mondo e di morire, lasciando dietro di me solo qualche fiore, poche lacrime di chi mi ha amato, con la prospettiva di essere presto dimenticata?…
Ho percepito la necessità di lavorare su di me per aspirare alla mia trasformazione, per realizzare il mio Essere autentico.
Il lavoro su di sé può essere paragonato a quello del minatore che scava nella roccia per estrarne minerali preziosi. Quanto lavoro per scavare, eliminare strati e strati di materiale ordinario, fino all’estrazione dei filoni d’oro che giacciono nel ventre della terra… Per analogia possiamo comprendere le modalità e il senso del lavoro su se stessi. Ogni aspetto di noi costituisce materia prima per l’evoluzione personale. La parte negativa di me, quella meccanica, che vorrebbe ostacolarmi, se non addirittura impedirmi di crescere, di evolvermi, di realizzarmi è materia prima del lavoro su di me.

Intraprendendo questo lavoro, con la guida di chi si è già evoluto – senza una direzione è impossibile conseguire un reale cambiamento – e con l’aiuto di altri compagni di viaggio che hanno preso la stessa decisione di lavorare, mettendo in atto sforzi sistematici per conseguire un’altra esistenza

(infatti è quasi impossibile lavorare da soli, perché gli altri ci fanno da ‘specchio’, aiutandoci a mettere a fuoco i punti da modificare e forniscono ulteriore materiale di lavoro su di noi), ho imboccato un binario preciso.

Mi vengono alla mente i primi tentativi messi in atto da poco, per imparare a praticare sci di fondo in montagna. Ho dovuto imparare, per prima cosa, a tenermi in equilibrio sugli sci, che scorrevano all’interno di un binario tracciato nella neve; ho dovuto affrontare la paura che mi investiva nell’imboccare le ripide discese; ho effettuato salite che richiedevano abilità per non scivolare all’indietro; ho imparato a rialzarmi dopo ogni caduta…

Tutto un esercizio che richiedendo concentrazione e sforzo, mi ha dato la possibilità di scoprire paesaggi di grande bellezza e di apprendere qualcosa di nuovo.
Il binario imboccato per il lavoro su di me attiene proprio alla capacità di porre in atto sforzi coscienti e costanti, accompagnati dalla facoltà di soffrire volontariamente, per non sottrarmi all’impegno richiesto, per non fermarmi di fronte alle difficoltà create dalla parte di me pigra e restia ad ogni cambiamento e dal manifestarsi dei miei molteplici io.
Ho sperimentato che ogni nuova consapevolezza che si raggiunge su se stessi, è generata e accompagnata dal dolore delle mille morti necessarie dei vari io che mi animavano, che altrimenti non avrebbero lasciato spazio all’esile piantina della mia parte essenziale, che si sta sviluppando.

Pensiamo all’esempio della candela, dove lo stoppino arde a spese della cera che deve consumarsi… Senza questo spendersi, la luce della consapevolezza e della conoscenza che produce il cambiamento non risplenderebbe.


L'Articolo prosegue cercando di dare una risposta a questa domanda:

"Dove trovare la chiave per acquisire una conoscenza completa di se stessi,per conseguire il compimento della propria esistenza?"

 

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