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Nel caso del fumo la terza forza che ci permette di ottenere il risultato voluto potrebbe essere rappresentata dal medico che ci diagnostica una brutta malattia ai polmoni e ci dice o smetti di fumare o ti restano pochi mesi di vita.
Anche nell’ambito della storia, dell’evoluzione umana, il prevalere della forza che tende a mantenere lo status quo delle cose è facilmente osservabile. Ad una rivoluzione segue spesso una restaurazione (rivoluzione francese, Napoleone, Restaurazione) o un’altra dittatura camuffata sotto un nome differente.
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Persino nella nostra civiltà civilizzata ed emancipata le stesse conquiste e diritti sociali che sembrerebbero ormai fatti acquisiti rischiano continuamente di venire rimesse in discussione. Tutto ciò si esprime appunto attraverso la legge del tre. La legge del tre è sempre presente sia che prevalga il principio evolutivo che involutivo. Ed in questo caso per principio evolutivo intendiamo quella forza consapevole che ci permette di avvicinarsi sempre più all’Assoluto, per entrare in contatto con la Volontà divina che è in noi. Per involutivo intendiamo quella forza meccanica che ce ne fa allontanare ma sia in un caso che nell’altro è la legge del tre che determina queste due direzioni, sia che si manifesti consapevolmente (il triangolo con la punta verso l’Alto) od inconsapevolmente (il triangolo con la punta verso il basso). La legge del tre nella sua espressione ascendente permette di “fare”.
Gurdjieff insiste molto sulla capacità di fare. Egli sostiene che “la più grande conquista per un uomo è quella di essere capace di fare”. Egli sostiene inoltre che l’uomo ordinario non può fare nulla, anche quando gli sembra di potere fare, tutto accade in realtà in modo fortuito.
Prendiamo l’esempio di un attore di successo. Siamo veramente sicuri che tutto il successo e la fama che ha ottenuto dipendono esclusivamente da lui e dalla sua volontà o non siano piuttosto dovuti anche al fatto che sia arrivato nel posto giusto al momento giusto?
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Quante volte si legge di quell’attrice che ha sostituito un’altra che aveva rifiutato lo stesso ruolo perché troppo osé o perché era impegnata su un altro set e, grazie a quel ruolo, è diventata famosa? Se l’attrice per cui originariamente era stata pensata la parte non avesse rifiutato il copione il successo sarebbe arrivato ugualmente per la sua sostituta? E, fermandoci ancora all’esempio dell’attore, quante volte veniamo a scoprire che un attore che noi ritenevamo una persona vincente, famosa, di successo, è in realtà un uomo triste, frustrato, alcolizzato? E quante volte ad un divo è veramente concesso di scegliere il ruolo che gli aggrada?
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l più delle volte egli ne è invece impossibilitato per contratto, pena la fine della sua carriera, e non gli è assolutamente permesso di scegliere ruoli che rovinerebbero l’immagine che gli hanno costruito addosso.
Siamo noi gli artefici della nostra vita? L'articolo prosegue spiegando la differenza tra essenza e personalità en di come questi due aspetti debbano essere armonicamente sviluppati in un uomo
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