Mi affannavo a districarmi nella gestione dei rapporti, a mettere una graduatoria di priorità e, alla fine, dovevo accettare che, anche con tutto questo mio gran da fare, nessuno stava bene. Me in primo luogo!
Mi venne in mente di mettere una regola piccola tipo: non ci sono per nessuno dalle 17,00 alle 17,15.
Incredibile! Chiudevo la porta della stanza e sentivo che tutti si ribellavano fortemente a questa novità tanto da mettermi in crisi sul proseguimento dell’esperimento. Sono andata avanti. Tutto succedeva in quel quarto d’ora: squillava il telefono, suonavano alla porta, arrivava la vicina che voleva un elettrodomestico, Cinzia aveva bisogno di dirmi una cosa urgente. Sembravano tutte cose improcrastinabili ed invece non c’era niente di così urgente che non potesse aspettare.
Solo un quarto d’ora al giorno di assenza aveva fatto scatenare il putiferio
Quel quarto d’ora con me stessa mi permetteva di vedere le cose per quelle che erano veramente. Mi staccava temporaneamente alla mia corsa meccanica, alle quotidiane,
molteplici identificazioni. Mi resi conto di quanto non potevo fare niente per gli altri e nemmeno per me. L’unica cosa che potevo fare era lo STOP.
In quel quarto d’ora il tempo si dilatava e potevo constatare che:
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ci si può distaccare dalle emozioni, dalle persone e dagli eventi;
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questo distacco non significa meno amore per le persone anzi dà la possibilità di osservarsi nelle situazioni con loro da un altro punto di vista;
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questo pacato osservatorio permette di catturare elementi importanti delle persone e delle relative situazioni che altrimenti sfuggono,
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capita, talvolta, di trovare qualche buona idea da utilizzare nel momento del ritorno nella mischia,
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non c’è sperpero energie, anzi, quel distacco, ricarica.
Naturalmente quando ho iniziato questo esperimento non sapevo nulla o quasi della Quarta Via. Di Gurdjieff mi aveva parlato una mia amica in ufficio, durante le pause caffè. Mi ero incuriosita, ma allora ero troppo impegnata dietro alle cento identificazioni della vita quotidiana.
Poi studiando le sue idee ho constatato che Gurdjieff applicava, con i suoi allievi, un esercizio simile a quello che facevo in quel periodo della mia vita. Egli diceva: “Senza questo esercizio un uomo ordinario non può divenire padrone del suo Centro Motore.”
Affermava che ogni razza, ogni epoca, ogni nazione, ogni paese, ogni classe, ogni professione possiede un numero definito di pose e movimenti. Tali pose o attitudini controllano la forma pensiero e la forma sentimento dell’uomo, essendo la sua parte più immutabile e più permanente. Sosteneva, quindi, una diretta relazione del Centro intellettuale ed emotivo con il centro motorio. (cfr. Frammenti di un insegnamento sconosciuto di Ouspensky p.388)
L'Articolo continua spiegando come il lavoro su sé stessi non può prescindere dal lavoro sul corpo e come l'esercizio dello Stop rappresenti uno strumento di osservazione per liberarci dai nostri automatismi.
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