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Fondamenti del Pensiero Gurdjieffiano

 
 

 

 

 



 

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L’ Enneagramma

di Gurdjieff e De Salzmann

di Giovanni Quinti

 

Nel 1919 Gurdjieff decide di mettere su carta il simbolo dell’Ennea-gramma, come copertina di una brochure informativa riguardante il proprio lavoro in Europa. Il disegno non è stato realizzato direttamente da Gurdjieff, che era un pessimo disegnatore, ma da Alexander de Salzmann, un suo intimo allievo. (vedi pagina enneagramma)

Perché lo ha fatto? Alcuni pensano che le motivazioni siano solo di natura estetica, per rendere graficamente interessante il libretto di presentazione del suo lavoro.

In realtà egli ha utilizzato coscientemente dei simboli assai familiari sia agli alchimisti medievali sia alla tradizione cristiana dei primi secoli con lo scopo preciso di trasmettere delle informazioni, in maniera apparentemente casuale.

 Non dimentichiamoci che questo atteggiamento è tipico di molti alchimisti dei secoli precedenti che si occupavano di pittura e arte. Costoro, infatti, nascondevano nei simboli concetti filosofici che, se apertamente divulgati, sarebbero stati oggetto di persecuzione da parte del pensiero dominante.
La stessa cosa fa Gurdjieff: inserisce, in maniera apparentemente casuale, simboli specifici per rappresentare l’essenza del metodo applicato nel suo Istituto. Studiare questi simboli vuol dire, quindi, conoscere a fondo il suo sistema, collocandolo storicamente e rintracciando le radici storiche e metodologiche da lui applicate. Questa rappresentazione grafica racchiude in sé l’intero suo pensiero: un apparato complesso, ricco di sapere, di indicazioni e di rimandi alla Tradizione Cristiana dei primi secoli. Essendo troppo importante questo studio, per comprendere gli aspetti del Lavoro di Gurdjieff che non sono stati tramandati dai suoi allievi, cercheremo di fare uno studio particolareggiato e comparato scomponendolo nei suoi frammenti più importanti e rilevanti. Innanzi tutto può rivelarsi assai utile guardarlo per qualche istante in modo da fissare nella mente l’immagine e poterla elaborare lentamente. Cosa vi colpisce di più?  Vorrei che poneste la vostra attenzione al fatto che il triangolo è tratteggiato. Ciò sta a significare che, come dice Ouspensky: “quando in un dato organismo si trova il triangolo interiore, questa è la prova di una presenza di elementi superiori…” (Frammenti pag. 326) il triangolo interno non è presente in tutti gli organismi, ma soprattutto non è presente nell’uomo ordinario che non ha ancora stabilizzato lo sviluppo di una terza forza che possa aiutarlo ad uscire dall’interminabile lotta fra il “si” ed il “no”, fra il bene ed il male, fra l’essere ed il non essere.

Il cerchio è tracciato da Ouroborus: il serpente che si morde la coda. Gli antichi, scrive Maier (Alchimista del XVII sec.), interpretavano l’anello di Ouroboros come “cambio dell’anno e ritorno al principio e come principio dell’Opera, in cui viene ingerita l’umida e velenosa coda del drago”.
Si sta parlando dell'uomo che se da una parte è il principio e causa prima-

ria dell’Opera di trasformazione (avendo in se stesso un liquido velenoso che lo rende infelice) dall’altra può trovare in se stesso l’antidoto necessario.

Appare chiaro, quindi, che ciò che è dentro il cerchio è relativo all’uomo e ai suoi processi interiori; ciò che è esterno, invece, è simbolo di quei fattori che possono influenzare l’uomo o supportarlo nella sua evoluzione


L'Articolo prosegue descrivendo i vari simboli disegnati da De Salzmann e di come questi siano legati alla tradizione cristiana e alchemica.

 

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