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Insegnamenti consci attraverso le favole?
PINOCCHIO
La fiaba dell’essere umano Introduzione di Giovanni Quinti
Articolo di Massimo Failoni
Introduzione
Il “messaggio oggettivo” spesso contenuto nelle favole è sempre voluto dall’autore? Ad esempio, Collodi è dipinto, da alcuni suoi biografi, come una persona grossolana e violenta (anche se vi sono opinioni controverse). Se così fosse come potrebbe aver prodotto una fiaba così significativa per noi?
Immaginiamoci che, a causa di un diluvio, svanisca la vita umana sulla terra. Cosa accadrebbe a tutte quelle Tradizioni coscienti che, nel corso dei secoli, sono state tramandate? Nel caso si riorganizzasse la vita umana come si potrebbe ristabilire un Insegnamento Reale? Per rispondere alle domande iniziali è necessario prima rispondere a questi interrogativi.
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L’essere umano, così come noi lo conosciamo, è strutturato in modo tale da poter attingere ad alcune istanze psichiche che gli permettono di “entrare in contatto con una fonte non ordinaria” della nostra struttura cerebrale. Tale “contatto” è, spesso, del tutto inconsapevole. Ad esempio nel caso della riorganizzazione umana, attraverso i sogni, gli uomini avrebbero del materiale su cui riflettere o anche attraverso la loro tendenza a “ridurre a simbolo” alcuni eventi di natura interiore. I “miti”, le “leggende” sono spesso eventi realmente accaduti, ma pregni delle rielaborazioni personali di ciascun narratore. Da dove provengono tali rielaborazioni se non dal mondo onirico, fantasioso, immaginifico?
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Tale “mondo del simbolo” è direttamene in contatto con gli aspetti più arcaici del cervello, quello delle “prime forme” che il bambino nel suo stare nel mondo osserva e registra. La sofferenza propria del vivere sarà sufficiente a permettere l’accesso a quella sfera dello psichismo che definiamo “Centri Superiori” e che, nel corso del tempo, riattrezzerebbe gli esseri umani degli strumenti necessari per lo stabilirsi d’insegnamenti coscienti. In tal modo riaffiorerebbero le Scuole ed i gruppi organizzati, i Maestri e gli Allievi.
Tale comunicazione simbolica da parte della mente primordiale avviene indipendentemente dalla moralità dell’individuo o dalla coscienza che egli ha di tale processo. La sua consapevolezza unitamente alla disciplina possono servirgli per mettere a frutto le informazioni ricevute, ma non cambieranno il meccanismo di comunicazione dei C.S. con la mente ordinaria. I C.S. invitano, chiamano l’uomo, spingendolo verso una realizzazione, anche utilizzando i simboli onirici o mitici. Lo scrittore, abituato ad una confidenza maggiore con i simboli interiori (che poi diventano i protagonisti del narrato) esprime tale azione dei C.S. attraverso le corrispondenze simboliche che, nel racconto, li rappresentano. Ad esempio l’aggressività prenderà corpo in un guerriero, l’elemento affettivo in una dolce principessa, l’aspetto gioviale in un giullare; l’elemento “superiore” che rappresenta l’aspetto trascendente o

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spirituale potrà prendere la forma della “fata turchina” o del “mago buono” o del “saggio monaco” tutte figure salvifiche che indirizzano e guidano verso uno sviluppo oggettivo. In tal modo i C.S. svolgono la loro azione di risveglio anche in quelle coscienze dove il Lavoro su se stessi non è ancora del tutto cosciente. Se così non fosse non ci sarebbe possibilità alcuna di risveglio per l’uomo ordinario che può decidere di lanciare il pesante martello sulla testa del proprio grillo parlante oppure gettarsi nella bocca della balena alla ricerca del padre perduto.
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In conclusione, quindi, leggiamo pure tutte le favole, anche quelle elaborate da scrittori inconsapevoli. Se restiamo attenti ci potremo accorgere del tentativo di dialogo che i C.S. cercarono di instaurare con l’autore e, di riflesso, farne tesoro.
Sulla dispensa prosegue l'articolo di Massimo Failoni, lo sapevate che Collodi nel suo fantastico Pinocchio, ci dice le stesse cose che ci dice Gurdjieff, che ci insegna l’Alchimia, che la Cabalà ci illustra, che i poeti Sufi ci ricordano?
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