Le parole usate per definire la Via sono mere approssimazioni.

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Chi era Monsieur Bon Bon?


I SEGRETI della
VITA di GURDJIEFF
(dal 1866 al 1883)

di Giovanni Quinti
Traduzione di alcuni testi storici di Davide Peretti
 

Da questo numero vorremmo descrivere gli aspetti meno noti della vita e del carattere di Gurdjieff. Non solamente per celebrare un maestro che purtroppo oggi non può più dare un contributo diretto alla nostra crescita spirituale, ma soprattutto per farlo conoscere maggiormente e spazzare via alcune dicerie che vi sono sul suo conto.

Una di queste mi fu presentata in una conferenza dove esponevo un mio studio comparato fra il pensiero della Quarta Via e la mistica cristiana dei primi secoli. In quella sede un critico volse questa considerazione: “Non possiamo elevare agli onori e alla dignità del cristianesimo il pensiero di Gurdjieff sia perché esso è pregno di Sufismo, di Zen e di molte altre correnti di pensiero pre e post cristiane, sia perché egli stesso, proprio sul punto di morire, ha affermato “Vi lascio in cattive acque” proprio per sottolineare l’incompiutezza del suo insegnamento!

E’ per questo che non ha lasciato alcun erede che potesse continuare la propria opera.”.
L’idea che Gurdjieff ha fatto un’affermazione simile in punto di morte è sostenuta da molti, anche se nessuno sa da quale fonte storica sia attinta. Cercando ho scoperto che le cose sono andate in maniera molto differente.

Nel libro critico di Luis Pauwels “Monsieur Gurdjieff” (Ed. Mediterranee) che offre al lettore un’interpretazione del personaggio scevra da qualsiasi suggestione a favore delle sue idee o

della sua vita si afferma: “Dal suo letto, senza parlare, guardò per un istante i suoi intimi, coloro che avrebbero continuato, dopo di lui, a propagare il suo insegnamento… Gurdjieff li guardò tranquillamente. “Vi lascio in buone acque” disse. Poi sprofondò fra i guanciali, arrovesciò gli occhi e morì.” (pag. 47 – corsivo mio) Vi sembra un’affermazione nefasta? Non è forse proprio ciò che tutti noi vorremmo lasciare alla nostra morte? Non vorremmo tutti noi realizzare la nostra vita e permettere il verificarsi di condizioni favorevoli per chi ci è vicino?
Per ciò che concerne, invece, la designazione di un erede per portare avanti l’opera etichettandola attraverso specifici “copyright”, è contraria all’idea non solo del Maestro, ma anche di qualsiasi insegnamento conscio che non vuole chiudersi in un ghetto ideologico. Un movimento organizzato è funzionale a degli obiettivi precisi, raggiunti i quali perde la propria utilità. Se Gesù avesse saputo in anticipo che la sua “Chiesa”, nel corso dei secoli, avrebbe ucciso degli innocenti e ostacolato il processo d’evoluzione della razza umana, probabilmente avrebbe impostato diversamente l’etica e l’arco di vita della propria organizzazione. (Che poi l’abbia fatto, ma che a noi nulla di tutto questo è mai giunto è, poi, cosa probabile.)

Quanto, invece, è utile che nessuno possa strumentalizzare l’insegnamento per affermare: “Questa è la verità di Tizio” oppure “Questo insegnamento è soltanto nostro!”. Mi vengono in mente le meravigliose parole del poeta mistico Rumì (X sec.) che, pur essendo di religione e cultura islamica, in uno stato di coscienza dilatata afferma:

“Che posso fare, Musulmani?

Non conosco me stesso.

Non sono Cristiano, né Ebreo, ne Mago, né Musulmano.

Non sono dell'Est, non sono dell'Ovest.

Non della terra, non del mare.

Non delle ricchezze della Natura, non dei cieli rotanti.

Non di terra, non di acqua, non di aria, non di fuoco.

Non del trono, non del suolo, dell'esistenza o dell'essere.

Non dell'India, Cina, Bulgaria, Sassonia. Non del regno degli Iracheni, o dei Coreani.

Non di questo mondo o dell'altro; del cielo o dell'inferno.

Non di Adarno, Eva, dei Giardini del Paradiso, dell'Eden. I

l mio posto senza posto, la mia traccia senza traccia.

Né corpo, né anima: tutto è la vita del mio Amato...”.

 

Esiste forse migliore definizione della liberazione da tutte le etichette a cui la Vera Via conduce? Possiamo innanzi a tale forza e bellezza volerci relegare dietro un movimento organizzato che afferma “Noi solo possediamo la verità”? Quanto questo ci condurrebbe lontano da ciò a cui Gurdjieff voleva portarci! Per questo egli non lo ha mai progettato, né ha mai preteso che i suoi si organizzassero in tal senso.
 


L'Articolo continua raccontando le tappe fondamentali della vita di Gurdjieff e gli studi che egli ha compiuto e che l'hanno portato oggi dopo la sua morte ad essere riconosciuto come uno degli insegnamenti spirituali più penetranti dell’epoca moderna.

 

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