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Giacobbe:
Colui che soppianta!
di Fratel Gaio

 

“…Or Giacobbe partì da Beer-Sceba e se ne andò verso Charan.” (Gen. 28:10) Beer-Sceba (che vuol dire pozzo del giuramento o pozzo della nascita) rappresenta il momento in cui l’Essenza inizia il suo percorso di non identificazione con la personalità per intraprendere il lento e faticoso percorso che la porterà verso la Realizzazione (Charan vuol dire strada o via). Giacobbe, quindi, pieno dell’Energia derivante dalla benedizione paterna rappresenta l’Essenza che inizia ad allenare se stessa, che inizia a crescere, per potersi riequilibrare con la personalità. Ciò che contraddistingue un uomo spiritualmente evoluto è il suo equilibrio di Essenza e Personalità.

Per spiegare al lettore meno informato come fare a riconoscere questi due aspetti dell’interiore mi permetto di fare un piccolo esempio. Immaginiamo di trovarci in un salotto culturale dove si discute un certo tema. Se rimarrete attenti potrete osservare che qualcuno avrà la tendenza di difendere le proprie idee con energia e usando tutti gli strumenti possibili. Si creeranno, quindi, delle posizioni specifiche e ognuno cercherà di dire la sua. La personalità è quell’aspetto che aiuterà i partecipanti a difendere strenuamente le proprie posizioni e ad apparire persone sagge, interessanti, capaci.

Anche in un salotto culturale si esercita un tentativo di acquisizione di potere. La personalità, tende, infatti a trovare una posizione risolutiva, innovativa, ma soprattutto che non sia soggetta a repliche o critiche. Nei nostri gruppi esterni questo è facilmente osservabile.
Immaginiamoci un conferenziere che parla prolissamente di risveglio, di una Via, dei diversi aspetti dell’essere e di stati di coscienza e lo fa con una capacità comunicativa straordinaria. Immaginiamoci che, improvvisamente, riceve una telefonata urgente: la moglie è in ospedale in gravi condizioni. Deve partire immediatamente. Vediamo la sua espressione: da autorevole e sicura è diventata triste e infantile. Inizia a piangere come un neonato, mentre prepara la sua borsa per partire. Il pubblico partecipa al suo dolore e rimane attonito. Qui si rivela il volto dell’Essenza. Mentre prima il conferenziere si sarebbe, forse, preoccupato di non mostrare il proprio dolore per il timore di essere giudicato un debole (funzione della Personalità) ora è libero di farlo. Un evento traumatico ha liberato la sua Essenza che, se è stata precedentemente allenata ed è cresciuta, riuscirà a prendere dominio della macchina e gli permetterà di sentire il dolore, senza imbarazzarsi. Gli permetterà di piangere senza paura, di abbracciare gli altri con le lacrime agli occhi. Un minuto solo, prima di andare dalla moglie. Se invece la sua personalità ha sempre avuto il predominio, forse non lo vedrete nemmeno più; sarà scappato, senza salutare, oppure vedrete che tenta di nascondere le sue lacrime o sentirete che se ne vergogna (Gen. 3:7). Un uomo del genere, che ha paura di piangere, che non è in contatto con la propria debolezza è un uomo che ha bisogno di iniziare a lavorare su se stesso. Quando un uomo riesce a far crescere la propria Essenza, la solleva dalla sua sofferenza, gradualmente, curando le sue ferite. Così facendo l’aiuterà a comunicare con il mondo esterno.

Quando vedete un uomo che piange perché non si vergogna di mostrare il proprio dolore (aldilà delle strumentalizzazioni che ne potrebbe fare la personalità), voi state vedendo la sua Essenza. Per questo in TV, in questo periodo, vanno molto di moda i programmi che mostrano le lacrime di persone che s’incontrano dopo tanti anni o che chiedono di essere perdonati per uno sbaglio.

In questo modo la gente solleva di un poco la propria essenzialità dal dominio della maschera a cui si sottopone ogni giorno.

Attraverso la liberazione delle lacrime di un altro è come se virtualmente liberassero le loro. Abbiamo tanto bisogno di piangere, ma non ce lo permettiamo! Abbiamo tanto bisogno di sentirci abbracciati, ma non lo chiediamo! Abbiamo bisogno di comunicare ad altri tutta la nostra sofferenza e non lo facciamo! Non c’è dominio peggiore di questo. Non c’è aguzzino peggiore. E quest’aguzzino porta il nostro nome e cognome: la personalità. Quando una persona, invece, va da “Beer-Sceba a Charan” ha già iniziato a voler intraprendere un percorso in questa direzione. E, in un momento di solitudine con le proprie sofferenze essenziali, con il proprio Giacobbe interiore, accade qualcosa: “Capitò in un certo luogo, e vi passò la notte, perché il sole era già tramontato. Prese una delle pietre del luogo, la pose come suo capezzale e si coricò qui. E sognò…” (Gen. 28:11)
 


Cosa hanno a che fare essenza e personalità, Centri Superioni con il racconto biblico? L'articolo prosegue sulla dispensa.

 

 

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