Inoltre, il lato romantico che porta a dire che “c’è speranza” anche nei casi più disperati ha anch’esso la sua influenza nell’evitare di emettere il giudizio definitivo: “l’Essenza è morta”.
Come arrivare allora a questa nefasta sentenza senza peccare di presunzione, basandosi su dati oggettivi, e quali riscontri nella vita di tutti i giorni possiamo trovare?
Vediamo se queste riflessioni potranno essere utili a comprendere cosa vuol dire “Morte dell’Essenza”.
L’essenza dell’uomo e’ un dono che si possiede incoscientemente nell’infanzia, una parte che ha contatto diretto con l’uomo oggettivo, svincolato da paure, giudizi e sensi di colpa, il quale poi deve fare i conti con il “mondo” e le sue complessità relazionali, con le maschere della personalità che prendono il sopravvento relegando l’espressione dell’Essenza in un recondito anfratto del cuore.
L’avanzare sempre più imperioso delle maschere della personalità mette quindi a tacere ogni sospiro o grido dell’Essenza, e se l’uomo non fa nulla per mantenerne vivo il contatto, per risvegliarla, rischia sicuramente di perdere ogni legame con essa per tutta la sua vita.
Come già abbiamo potuto leggere su altri articoli di questi quaderni, il mondo delle fiabe è un bel modo per raccontare qualcosa dell’Essenza. Un’attenta lettura de “Il Piccolo Principe” di Antonie de Saint-Exupery, ci riporta sicuramente in una dimensione dove il contrasto tra ciò che vede e che “vuole” l’Essenza è molto diverso dai molti stereotipi (maschere) del mondo adulto.
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Leggiamo:
Fiore: “E questo paravento?…”
PP: “Andavo a cercarlo, ma tu mi parlavi!”
Allora aveva forzato la sua tosse per fargli venire dei rimorsi. Così il Piccolo Principe, nonostante tutta la buona volontà del suo Amore, aveva cominciato a dubitare di lui. Aveva preso sul serio delle parole senza importanza che l’avevano reso infelice.……I
E mi confido’ ancora: “Non ho saputo capire niente allora!
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Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e m’illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via. Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contradditori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare”.
Possiamo qui immaginare come il “fiore” rappresenti lo stato di grazia in cui è circondato il bambino e che piano piano, per proteggersi dai “rimorsi”, esso inizi ad andare lontano da quella situazione, immaginando che tutti i fiori in fondo saranno così.
Saltando da un pianeta all’altro esso conosce i mille volti della personalità, comincia a specchiarsi in una “realtà” che non è poi quella che in cui si rapportava al “fiore”. Giunto poi sulla terra, luogo della maturità, grazie poi all’incontro della volpe (la vita) impara il valore d’ogni cosa, impara a dire anche addio a quelle stesse cose. E poi incontra il serpente (la morte), suggeritore della via da percorrere per ritornare al suo fiore.
Questo è in piccola sintesi ciò che dovrebbe essere il percorso dell’uomo sulla Via, ma ahinoi, il percorso s’interrompe spesso appena lasciato il nostro pianeta con il piccolo fiore e ci mettiamo a vagare su altri pianeti.
Quando giungiamo sulla terra? A volte mai, anzi spesso “gli uomini” disse il piccolo Principe “s’imbucano nei rapidi, ma non sanno più che cosa cercano. L'articolo prosegue sulla dispensa.
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